STORIA
La Cenerentola Atletica Leggera
Il sacro fuoco dell’atletica leggera venne acceso oltre cinquantanni fa da quei giovani che, dopo i nefasti della guerra, sentirono il bisogno di correre e saltare liberamente. Da qui l’idea di organizzare una regolare corsa su strada: il “primo giro podistico di San Giovanni”, nell’anno 1926, da cui prese avvio l’attività di Atletica Leggera col crisma della regolarità. La manifestazione fu ripetuta per cinque anni consecutivi fino a che, nel 1931 i gruppi sportivi furono adunati sotto l’egida del fascio e della G.I.L. ( Gioventù Italiana del littorio ) per cui molti di questi atleti vennero inquadrati per partecipare alle gare di tali organizzazioni. Si procedette così fino alla seconda guerra mondiale ed in questo periodo gli atleti più in vista trovarono sfogo passando all’Assi Giglio Rosso di Firenze allora al vertice nazionale. Nell’immediato dopoguerra, lo ” S. C. Luigi Fiaschi “, dedito anzitutto al ciclismo, con lodevole intento riunisce gli appassionati di Atletica Leggera con lo scopo di attivare questa branca sportiva, e ciò avvenne fino al 1949.
Dopodiché ignorati dai più, questi alfieri dello sport , privi di corredo e attrezzature, aderirono alla promozione sportiva del C.S. Alberto Galli, i cui dirigenti in carica, della neo società sportiva sorta da poco, colsero l’idea e l’eredità della Fiaschi e affiliarono la società alla FIDAL creando la ” Sezione Atletica Leggera ” che per circa nove anni svolse una funzione rimarchevole per l’intensa attività la quale, oltretutto, mantenne in vita quel fuoco simbolico che acceso nel 1926 mai sarà spento fino ad oggi.
Sotto questo profilo un meritato riconoscimento spetta per gli interventi successivi nel campo dell’atletica leggera cittadina, a chi prese le redini nei periodi vuoti continuando una regolare attività: G.S. Marzocco (1958-59-61), Circolo Italsider (1960), Atletica San Giovanni-Galli fino al 1965 anno di nascita dell’ATLEICA SANGIOVANNESE tutt’ora viva e vitale con i suoi giovanissimi (oltre cento) e “more solito” pochissimi soldi.Tedoforo indomabile di tutta questa catena di eventi, Siro Tempi il “Rossino”. Non servono commenti per significare il valore delle annate agonistiche dell’Atletica-Galli; basta scorrer la storia dei risultati riportati su questa rassegna sportiva per rivelare la messe di allori colti come Centro Sportivo Italiano e come FIDAL in campo provinciale e regionale, il tutto culminato con la conquista del titolo italiano CSI nel lancio del disco con Marco Lelli.
L’aiuto organizzativo e morale era tanto, quanto era scarsa la cassa sociale, (alcuni anni esistettero problemi per l’affiliazione), ma lo spirito, la bellezza della pratica sportiva assunse un vero significato in questo suo modo difficile di vivere e migliorasi, fra ostacoli ben più irti di quelli che gli atleti incontrano nelle gare dei 100h e 400h metri. Quando le gare si effettuavano lontano dal Valdarno spesse volte il “Convento” non passava il pasto ed il panino era di rigore. Molte trasferte vennero effettuate in treno e qualche volta fu contribuito il costo del biglietto dai singoli atleti. In quanto al corredo solo la maglietta era ufficiale e bella per tutti, il resto veniva ottenuto alla maniera della vecchia famiglia patriarcale col passaggio della scarpetta chiodata, (della società) dal piede più grande a quello più piccolo e cosi via. Chi poteva, liberissimo (sic!) di provvedere in proprio.
E dal lato tecnico? In questo settore troviamo un aspetto interessante e, in un certo senso, precursore di sistemi oggi in vigore. Anche qui i più’ anziani ed esperti insegnavano ed aiutavano i pivelli e tutti si erudivano leggendo manuali e riviste specializzate, bevendo a qualche fonte di informazione sportiva. In massima parte ognuno doveva programmarsi il tipo di allenamento da effettuare nelle proprie ore libere da impegni di studio o lavoro ed imparare a conoscere se stessi nei muscoli e nel valore, cercando l’esaltazione nel risultato agonistico, ma più orgogliosamente il successo col proprio io.
Un metodo, quello del programma di allenamento individualizzato che, come sopra accennato, è oggi in vigore nelle varie società, anche le più specializzate per gli atleti più famosi. Rileviamo per ciò come il valore per l’uomo atleta non si modifichi nella sostanza, nel suo intimo, sebbene oggi chimica e medicina, cliniche e laboratori formino atleti al limite del consentito. Siamo in epoca di meetings, forse troppi e inflazionati, ove si ammirano uomini incredibili, ma i “nostri”, i terreni, sono coloro che profondamente apprezziamo. E questi, siano degli ex o atleti tutt’ora in attività, non poco devono al C.S.Galli per avere tenuta accesa quella fiaccola che oggi infervorisce i nostri ragazzi i quali, degni nipoti dei loro nonni di cinquanta anni fa, vogliono beneficiare di quel mezzo che l’uomo persegue da sempre, quel “moto” che porta a vivere più avanti. Tempo di tartan ormai, ma un po’ di nostalgia di vecchio campo sportivo, il campetto Don Bosco con le corsie tracciate in diagonale per …. mancanza di spazio. I saltometri traballanti, le “buche” con poca rena le pedane sconnesse, le pozze d’acqua nel terreno, mentre è d’obbligo il grazie degli sportivi valdarnesi a coloro che hanno consentito alla gioventù sangiovannese di beneficiare di due lustri di atletica leggera.
Dal libro : C.S. Alberto Galli , Il diritto dei giovani allo sport – ALVARO MICHELINI – “Tuttosport”